sabato 20 giugno 2015

MARKUS WHEATON: UN RILANCIO CHE SA DI ULTIMATUM

Il tempo stringe e la concorrenza è tanta… Le poche occasioni che hai avuto non hanno dato la fiducia sperata nei coach e nei tifosi, e a quel punto che fai? Cerchi di rilanciarti come meglio puoi, magari in un altro ruolo, che con bravura e fortuna potrebbe portarti all’ascesa della tua carriera. D’altronde, con la coppia B&B (Brown – Bryant) in grande spolvero nel 2014 e l’apparente ottima pick dello scorso draft per quanto visto agli OTA’s Sammie Coates, spinge inevitabilmente il buon Markus Wheaton, su suggerimento del coach Richard Mann, a valutare l’opzione di uno spostamento del ruolo nel backfield degli Steelers, andando a ricoprire la zona del ricevitore slot.

Il WR slot ricopre una posizione interna rispetto ai WR1 – WR2 (split end – flanker), rispettivamente Antonio Brown e Martavis Bryant. Il suo compito è quello di andare a ricevere prevalentemente palloni di medio raggio verso il centro del campo, creando blocchi e alternative agli schemi offensivi. In questo ruolo, più che in tutte le sottoclassificazioni dei WR, l’esecuzione della traccia percorrendo un tragitto predefinito, è di vitale importanza per arrivare puntuali all’appuntamento con il pallone o tagliare fuori un linebacker avversario in una frazione di secondo. Per fare questo ci vuole fisicità, forza, velocità, rapidità e accelerazione, e queste qualità Wheaton le possiede tutte.

A dirla tutta, nel finale di stagione e durante la sua carriera collegiale, Markus aveva già ricoperto la posizione con discreti risultati, e il ritorno (se così vogliamo chiamarlo) alle origini, potrebbe far scattare in lui quella voglia e quella determinazione che in questo anno e mezzo con la maglia black & gold non abbiamo ancora avuto modo di ammirare. Il giocatore si è detto entusiasta di voler imparare nuovi schemi per garantirgli all’occorrenza più completezza e intelligenza tattica, definendo lo spostamento una dimostrazione di fiducia e di orgoglio personale. Fiducioso lo è anche Big Ben, che in un intervista rilasciata a TribLive Sports ha dichiarato che nonostante ci siano state delle incomprensioni tattiche durante il minicamp (un errore su un taglio che ha portato all’intercetto avversario), reputa il prodotto dell’Oregon il più adatto in rosa per coprire al meglio la posizione, e che nel corso di questi mesi riuscirà sicuramente ad assembleare al meglio le varie strategie.

Che non sia un fulmine di guerra è agli occhi di tutti, come del resto, non reggerebbe nessun tipo di raffronto con i suoi compagni di reparto Antonio Brown o Martavis Bryant, ma personalmente non ho mai considerato Wheaton un giocatore del tutto da cestinare. Nella sua carriera collegiale di tre anni con la maglia degli Oregon State University, ha collezionato 227 ricezioni per 2994 yds e 16 touchdown, numeri parecchio inferiori invece quelli fatti registrare in questo anno e mezzo con la maglia degli Steelers (59 ricezioni, 708 yds e 2 TD in 28 match disputati) che rimarcano, se vogliamo, il suo atteggiamento altalenante e discontinuo nei match. Vero anche che l’NCAA non è l’NFL, dove nel campionato maggiore le difese sono più toste e più dure da superare, ma il paragone con il college stabilisce quantomeno un identità del giocatore; identità che lo colloca tra i giocatori ahimè situazionali. Inutile aspettarci (ci credo poco) che Wheaton possa diventare un giocatore da copertina, desiderato e conteso tra le varie franchigie, ma di sicuro un inversione di rotta, un metodo alternativo di affrontare il lavoro, gli allenamenti, le difese stesse, porterebbe di sicuro giovamento ad un giocatore di cui le attese e le occasioni stanno per terminare.


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